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MAGAZINE - Il mondo di... Emily

IL mondo di... Emily
Progetto di tesi - LM Design, Comunicazione Visiva e Multimediale, La Sapienza (RM)
Relatore prof. Carlo Martino

Viviamo in una società in cui essere socievoli ed espansivi è quasi una prerogativa per essere considerati delle persone accettabili ed intelligenti e non essere, invece, ritenuti strani o addirittura problematici. La realtà che ci circonda tende a spingere le persone ad essere socievoli in qualsiasi contesto quotidiano, dalla scuola, agli amici, alla famiglia. La socialità e la competitività sembrano essere delle caratteristiche imprescindibili per vivere al meglio in questa società sempre più frenetica e improntata sull’immagine che gli altri hanno di noi.
Si tratta di caratteristiche, tratti di personalità, però, che non appartengono a tutti gli individui, anzi sono associabili per lo più ad individui cosiddetti estroversi. Viene da chiedersi, quindi, come gli introversi vivano tale situazione. 
Dalle ricerche condotte da molti esperti è emerso che molto spesso i soggetti con tratti di personalità introversi tendono a soffrire questa “normalità” e si sentono in dovere di dover dimostrare al mondo, ancor di più di quanto normalmente si faccia, il proprio valore e le proprie capacità. L’ideale dell’estroversione come modello valido per ogni individuo, infatti, è pericoloso e può portare tutti coloro che non si riconoscono in quelle caratteristiche a sentirsi sbagliati. Ci siamo chieste a questo punto, un bambino come può sopportare ed affrontare tutto questo?
“Il mondo di... Emily” nasce, infatti, dall’idea di realizzare un prodotto che possa aiutare i bambini ad affrontare e a superare delle paure quotidiane che, comunemente, vengono associate all’introversione. 
Il primo a porre la distinzione tra individui introversi ed estroversi fu Carl Jung nel 1921, distinguendo appunto due tratti di personalità che interagiscono con quattro funzioni, formando otto tipi psicologici.
Il concetto di introversione però, così come quello delle teorie della personalità in generale, è molto complicato e controverso, difficile da capire senza tanti anni di studio e di ricerca specializzati. Però tutti noi abbiamo quelle che, in psicologia, si chiamano teorie di senso comune. Ciò vuol dire che tutti abbiamo un’idea di cosa sia, a grandi linee, l’introversione. Un bambino introverso, ad esempio, viene definito dai luoghi comuni come un bambino calmo, riflessivo, pacato, che sta sulle sue, a volte impacciato. È proprio da questa idea diffusa, ossia da quella che lo psicologo Moscovici ha definito come rappresentazione sociale, che ha avuto inizio il progetto.
Parlare ai bambini è già di per sé un compito arduo e delicato, e parlare a bambini che si trovano in una fascia di età in cui i cambiamenti sono all’ordine del giorno e le paure e i timori sono altrettanti, lo diventa ancora di più. Parlare di introversione e di teorie della personalità a bambini che si sentono già in difficoltà o che si sentono sbagliati, vorrebbe dire etichettarli ancora di più, intrappolarli in un concetto errato. Un bambino non può farsi una diagnosi da solo attraverso un libricino. A quell’età il bambino si trova ancora nel pensiero concreto. Attraverso gli stessi racconti, però, gli si può dare una possibilità, una chance per superare delle difficoltà che si trova ad affrontare quotidianamente e che a lui sembrano enormi. Agiamo in questo modo sulle rappresentazioni che il bambino ha di sé, sulle idee che ha di sé stesso. Se in tali idee sono comprese quelle di introversione, attraverso la psicologia lo si può aiutare a non focalizzarsi su tali percezioni e a fargli capire che ha delle qualità. In questo modo non si fornisce al bambino il sapere scientifico in senso puro, poiché quello lo si può imparare solo attraverso lo studio, ma gli si dà una mano concreta per smontare delle paure, per farlo sentire meno diverso e a disagio rispetto ai coetanei. Ciò avviene attraverso la diffusione di buoni esempi e di suggerimenti pratici.
L’idea di empowerment è alla base del progetto. La conquista della consapevolezza di sé attraverso delle scelte e delle azioni. Attraverso la divulgazione di ciò che è conosciuto nel suo aspetto scientifico, ma che è reso più semplice e motivazionale, il bambino trova nei racconti che legge dei comportamenti che lo aiutano ad uscire dalla situazione di blocco e di disagio. Il bambino si rende automaticamente conto che può farcela, che ha delle qualità e che non è così sbagliato come magari pensava.
"Il mondo di... Emily" può essere definito un magazine di crescita personale, una sorta di guida focalizzata su quella che comunemente è conosciuta come letteratura del self help o dell’auto aiuto. Attraverso l’illustrazione e le avventure di una protagonista immaginaria fornisce al bambino spunti di riflessione, consigli e strategie per migliorare la propria esperienza quotidiana. Poi dovrà essere il bambino stesso a fare dei paragoni tra il contenuto della rivista e la sua vita, e nel caso, mettere in partica i consigli e i suggerimenti.

La rivista, inoltre, costituisce il primo numero di una serie, nella quale si affrontano, con il medesimo metodo, temi affini, come l’estroversione, la gestione delle emozioni, il bullismo, i disturbi alimentari e così via. 
Associato alla rivista vi è un prodotto multimediale, un’applicazione, attraverso la quale i bambini possono usufruire gratuitamente dei contenuti presenti sulla rivista e di altri che vengono pubblicati solo in digitale, possono giocare e interagire con altri coetanei attraverso una community.
Prodotto multimediale realizzato da Francesca Vita.
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